Anna di Frozen..

I figli, si sa, oltre ad essere piezz’e core, sono la spina nel fianco di ogni genitore. Trovatemi un figlio che non abbia mai fatto incazzare, preoccupare, intristire, almeno una volta nella vita, i propri genitori, e giuro che vi faccio le pulizie in casa gratis per un anno intero. Grandepuffa, fino a settembre, ha fatto vedere i sorci verdi, soprattutto alla Sottoscritta, relativamente all’argomento studio/impegno scolastico. PuffoPiccolo, da sempre lievemente quadrato, costa alla Sottoscritta sedute di psicologia di base per insegnargli, prima del compimento dei diciotto anni, che la vita è densa di imprevisti e che, prima si impara a conviverci e ad affrontarli con nonchalance, prima si evita di morire di paura/ansia e varie altre categorie di nevrosi che non starei qui ad elencare per mancanza di spazio. PuffoMedio, ahimè, dalla tenera età di due anni, ovvero da quando ha smesso di essere un cubo mangiante e non pensante, fa vedere sorci di ogni colore a me e a GrandePuffo, sorci grossi, come nutrie transgeniche, come esseri preistorici dotati di zanne acuminate e zampe chiodate. La sua imperturbabile propensione per il pericolo, per la distrazione, per una vivacità da guinnes dei primati, rende difficile tirare il fiato, rende impossibile vivere non pensando al peggio. Sono una persona ansiosa, ma principalmente per quanto mi riguarda, tendo ad avere paura di malattie e tragedie ma resto concentrata, per questo genere di nevrosi, esclusivamente su me stessa, lasciando sgombra la mente per quello che concerne familiari e affini. Vivo, da sempre, la maternità e la genitorialità con la giusta dose (questo è quello che penso io ovviamente) di serenità e spirito gipsy, convinta che, preoccuparsi troppo non serva ad altro che a tirarsi addosso le sfighe. Diciamo però che, con PuffoMedio, la sfumatura gipsy dev’essere leggermente revisionata. Anni fa, nemmeno troppi a dirla tutta, è sgattaiolato sotto un tir facendo perdere cent’anni di vita alle sue insegnanti e a me di riflesso quando sono venuta conoscenza dell’accaduto. Sabato, in gita a Venezia con i gemellati di Ceska, ha reso possibile una mutazione che presto mi toccherà personalmente e che mi farà somigliare stupendamente e tragicamente ad Anna, la sorella stordita di Elsa, protagonista del meraviglioso film Frozen. PuffoMedio si è perso, a Venezia, il primo sabato pomeriggio di vera primavera, mentre acquistava un cadeau per la sua gemellata e credeva, ignaro di quello che gli capitava intorno, che con lui ci fosse un adulto. Si è perso e ha telefonato alla Sottoscritta che, in preda al panico ed al terrore ha capito, davvero, perché il detto parli di piezz’e core….il mio si è frantumato e ricomposto nel giro di un quarto d’ora degno di un film di Stephen King. PuffoMedio si è perso, a Venezia, in mezzo a calle tutte uguali e ponti così simili da sembrare il disegno ripetuto in loop di un bambino dell’asilo, si è perso, ha perso il gruppo, e guardandosi intorno ha trovato due persone che, Dio sia ringraziato, l’hanno aiutato, rassicurato e prestato il cellulare (che lui non possiede) per fargli chiamare la mamma. La mamma che, al solo ricordo di quei minuti, ha un brivido che parte dal codino e arrivare fino in cima alla massa di ricci che si porta appresso. L’epilogo, felice, ha visto la Sottoscritta contattare l’uomo più buono e gentile del paesello che ha subito attivato i “soccorsi” per ritrovare il bambino sperduto. Perché proprio così possiamo definirlo .. un bambino sperduto, simile a quei pazzoidi urlanti e ballerini amici di Peter Pan e convinti che sia tutto un gioco, un mondo dove regnino la follia e il divertimento, un mondo fantastico dove non si debba avere paura di nulla e dove le regole non esistono, esistono solo le eccezioni (cit. Jova). Con PuffoMedio la vita è così, un’altalena di emozioni che, con un cuore debole, non si possono affrontare. Aspetto trepidante il ciuffo bianco che, a breve, farà capolino nella massa informe dei miei capelli pazzi, a dimostrazione e conclusione di uno spavento che mai in vita mia. Sto iniziando a pensare ad un microchip sotto pelle, tipo quello dei cani, oppure ad un localizzatore, una sorta di scatola nera da appendergli al collo o infilargli … in tasca… Così, giusto per evitare di dover passare alla tinta anziché al riflessante senza ammoniaca.

Un pensiero su “Anna di Frozen..

  1. X fortuna che a Bergamo vi siete persi tutti insieme…
    Speriamo in bene a Praga…attacchiamolo ad alice con una corda..se si perdono in 2 almeno si fanno coraggio…

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