come quando il mare….

E’ incredibile e meravigliosamente assurdo come la vita faccia un pò quello che le pare. Ieri abbiamo ricevuto una bruttissima notizia, forse un pò prevedibile, ma comunque triste, che ha portato un’ombra buia su tutti noi. Ci siamo fermati a riflettere su quanto sia angosciante questa situazione e tutto quello che inevitabilmente si porta dietro: ansia, solitudine, povertà, paura, morte, distanza, mancanza, diffidenza. Ci siamo guardati, io e GrandePuffo e abbiamo convenuto che questo mondo strano sia ingiusto e allucinante e siamo riusciti a trovare un sorriso tirato grazie ad una aperichat con gli amici di una vita che forse vediamo più ora in questa clausura merdosa, che quando ci si poteva davvero vedere di persona. Sarà la forza della malinconia, il bisogno di tornare ad una quotidianità che abbia sapore di normalità, sarà che ci vogliamo bene da decenni e finalmente abbiamo capito che ogni tanto occorre ricordarselo a vicenda. Sono andata a dormire con il gusto dolce amaro di un momento che a volte sembra troppo irreale per essere vero. Spesso mi fermo a pensare in questi giorni, un secondo è sufficiente, magari mentre mi insapono i capelli sotto la doccia, magari mentre sto cucinando o giocando a carte con i Puffi, magari mentre leggo un libro: sembra tutto normale e a volte anche bellissimo e rilassante e finalmente lento. Ma quando chiudi gli occhi un istante e poi li riapri, ti rendi conto che siamo nella merda fino al collo e che tutte le nostre certezze si sono sgretolate come un panino fragrante. Mi sto abituando ai ritmi casalinghi, io che non so stare ferma neanche un minuto, nemmeno quando sono troppo stanca. Mi sto godendo i Puffi e la loro adolescenza che, a dispetto della psicopatia dilagante, stanno tenendo botta come io, alla loro età e al posto loro, non sarei mai riuscita a fare. Mi sto plasmando, come un impasto in una teglia, in un’atmosfera surreale che nessuno avrebbe mai immaginato nemmeno lontanamente di dover vivere. Ma l’irrequietudine è sempre lì in agguato, dietro le tende che raccontano di come le giornate si susseguano, una dopo l’altra, nonostante tutto, in mezzo ai capelli che in un momento di follia ho spuntato finendo per somigliare alla brutta copia di Mafalda, tra le pieghe delle coperte stese a prendere un’aria di cui abbiamo ormai troppo bisogno, negli occhi di Neni, la nostra cagnolona, che vorrebbe poter correre al parco come facevamo un tempo che sembra davvero lontanissimo. Mi sono svegliata questa mattina al suono di una sveglia che mi allinea come sempre ai ritmi dei Puffi, pensando che essendo in ferie avrei potuto dedicarmi a qualche amena attività casalinga che tipo non faccio da almeno sei/sette anni (le gioie della quarantena), e aprendo gli occhi ho scoperto che, ieri a tarda sera, lo stesso giorno in cui è venuta a mancare una persona cara, è nato il nostro nipotino, soprannominato Uovo in primis da sua sorella e in second abattuta dal resto della famiglia. Un bambino bello come il sole che ha portato una raffica di vento fresco, di gioia e meraviglia. A riprova che la vita è strana e ironica e si fa beffe di noi, ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. E così, come quando il mare cancella una scritta sulla sabbia che avevi fatto con grande impegno, così, dopo un solo secondo, quasi a farsi perdonare per quella delusione inevitabile e subdola, porta con sè, nell’onda successiva, una minuscola e splendida conchiglia, luminosa e luccicante, piccola sì, ma immensamente preziosa.

….e una smorfia amara di profonda tristezza assume improvvisamente la forma di un sorriso di stupita felicità…