Sono in letargo

Quando il meteo tende al freddo, al Sottoscritta assume automaticamente la postura di un riccio arrotolato. Tendenzialmente allergica a pioggia, neve, freddo, intemperie autunnali e affini, non comprendo come e perché, questa stagione possa piacere. Il buio, il grigio, l’umidità, sono tutti elementi che portano irrimediabilmente alla depressione o che, se già depressi, ringalluzziscono coloro che, all’affacciarsi di questo periodo, sono felici e gongolanti come pasque. Per uscire di casa occorre dimezzare qualsiasi tempistica per lasciare il tempo necessario all’investitura, per entrare in qualsiasi luogo chiuso, occorre prepararsi e trovare un appoggio per depositare giacca, cappello, sciarpa, guanti e qualunque altro genere di suppellettile anti-freddo ci si sia messi addosso. Personalmente trovo indispensabile un accessorio atto a tenere calde schiena e pancia, e non tacciatemi di vecchitudine perché saranno almeno quindici anni che indosso la canotta o il body, quindi, quindici anni fa ero tutto fuorchè anziana. Per body, sia chiaro, non intendo quello color carne o color castoro di vetroresina utilizzato dalle sciure eh, ma un semplice body di Tezenis taglio vivo e sgambatissimo, ci tengo particolarmente a sottolinearlo dato che ogni volta che si dice body la gente si immagina un’armatura color cipria spento dalle impunture d’acciaio. Il body e la sciarpa sono, da secoli, due appendici insostituibili adottate dalla Sottoscritta per contrastare gli effetti nefasti del gelo invernale (entrambi indossati a partire dai primissimi accenni di frescura, quindi, se necessario, anche a partire da fine agosto). Da quest’anno, memore degli insegnamenti di un vecchio amico, la Sottoscritta ha deciso di abbandonare la tanto amata sciarpona e di tentare la sorte a gola scoperta. Non enuncerò apertamente i risultati di questo esperimento, coadiuvato dall’assunzione di un bicchiere d’acqua e succo di limone ogni santissimo giorno, ma mi limiterò a comunicare e confermare che SI PUO’ FARE A MENO DELLA SCIARPA (chi l’avrebbe mai detto). Fatto salvo il dato appena indicato e la presenza costante del body, la situazione invernale si aggrava ulteriormente quando urge indossare vestitini e gonnelline. Fosse per una questione puramente fashion indosserei gonne e vestiti senza calze ma lo squaraus è dietro l’angolo e, ahimè, mi vedo costretta ad infilare scomodissimi collant che, date le mie misure, o mi arrivano alle ascelle, o mi segano l’apparato urogenitale, o, ancor peggio, mi schiacciano la pancia causandomi fastidiosissimi episodi di meteorismo inespresso. Possibile, mi domando io, che siamo riusciti a clonare pecore e trapiantare arti e ancora non siano stati inventati dei collant comodi e fighi che non sembrino armature urticanti ? E’ assodato, a questo punto, che chi inventa questo genere di articoli non li debba mai indossare. Il problema sorge in occasione di pipì impellenti, quando, nell’urgenza improrogabile di rilasciare la vescica, mi trovo costretta a tirare su la gonna, slacciare il body, tirare giù i collant e, finalmente, potermi sedere e definire la pratica sfiancata dall’interminabile attesa. Il rischio di pisciarsi addosso senza essere ancora arrivati al secondo strato è purtroppo altissimo. Ovviamente si potrebbe ovviare indossando unicamente pantaloni, ma l’inconveniente del body non è bypassabile. Che poi, anche i pantaloni, hanno le loro complicazioni. I jeans sono gelidi, e chi dice che d’inverno tengono caldo ha forse il sangue a 30° e quindi non può interloquire sull’argomento con una freddolosa come me. Il velluto, finchè sei all’esterno va anche bene, ma appena entri in un posto chiuso e magari ti siedi anche a gambe accavallate, il pube ti suda come ad un ciclista a Ferragosto. Lana e amici della lana peggio ancora, che finisci anche a grattarti, con i leggins fai prima ad infilare il sedere nel freezer. Insomma, l’ideale sarebbe indossare una super Pippo sotto ad ogni pantalone, se non fosse che poi somiglieresti ad un insaccato natalizio. Hai voglia a cercare modelli di outfit su Pinterest, quelle stronze immortalate nelle foto autumn-winter, sono sempre alloggiate in qualche località amena in quel della California e, pur, con sciarpa e cappellino con pon pon, le calze non vengono contemplate e sono fighe anche con addosso il piumone della Bassetti. Anche se, alla fine della fiera, sei riuscito a darti una parvenza di umanità nemmeno troppo vomitevole, resta sempre da affrontare la tematica GIACCA/GIACCONE/CAPPOTTO. Se metti la giacca corta, fosse anche pesante e quindi bella calda, ti si gela la bassa schiena e il giorno dopo sei bloccato che nemmeno Mastro Geppetto a novant’anni. Se metti il giaccone grosso grosso puoi fare a gara di figaggine con Babbo Natale e la Sora Lella. Se ti infili il cappotto bello lungo fino ai piedi, la gente ti chiederà se per caso tu sia appena uscita dalla doccia. Insomma, una tristezza che hai voglia a cercare di amare l’inverno. Posto anche che, con tutta la fatica del caso, tu abbia completato l’outfit e sia il momento di uscire, potresti avere necessità di metterti un cappellino, chè ad una certa, prendere l’aria gelida sulla fronte non è che faccia proprio salute. Se sei fortunata e hai la faccia da cappello, potrai coprirti con un basco, un cappellino con pon pon o anche una bella fascia di lana di quelle che usava Moira Orfei e che stavano bene solo a lei e a Marylin Monroe. Ma se la vita si è fatta beffe di te e ti ha dotata di un naso che non definirei propriamente alla francese, ecco che, dopo i collant, il body, i calzini, la giacca, il giaccone, il cappotto, i jeans e tutto quello che hai dovuto e voluto metterti per combattere il fottuto gelindo, ti toccherà gestire anche la questione cappello e, a meno che tu non abbia finalmente i capelli un po’ lunghi che stemperino l’effetto picchio, guarderai la tua immagine allo specchio riconoscendoti a stento in quell’avvoltoio che ti rimanda uno sguardo sconfortato e incazzato. Dunque, per concludere, mi pare chiaro che autunno e inverno, oltre ad essere nemici della felicità e della positività, anche e solo per una questione puramente cromatica, siano anche particolarmente difficoltosi e complicati in relazione all’abbigliamento più adatto da adottare. Mi pare ovvio, quindi, che, quale epilogo felice di questa lamentela personale, la Sottoscritta assuma automaticamente la postura di un riccio arrotolato, diciamo da metà settembre a fine aprile. Se mi incontrate per strada e tra i mille strati mi riconoscete, per favore, stringetemi forte in un abbraccio ma non parlate troppo forte, sono in letargo.