21 giugno…

C’è un posto magico dentro di me, dove stanno le cose belle, quelle che non si possono dimenticare, che vanno tirate fuori in quei momenti in cui hai bisogno della malinconia come medicina per l’anima. C’è un posto magico, dentro di me, dove stanno le cose brutte, quelle che si vorrebbero dimenticare, che non andrebbero mai tirate fuori, nemmeno nei momenti in cui la felicità è l’unico pensiero. In questo posto ci sei tu e se esistesse davvero la magia da lì ti tirerei fuori e ti prenderei per mano, per portarti a vedere quello che non hai visto, a sentire quello che non hai sentito, ad assaggiare ciò che non hai mai assaporato. In questo posto ci sei tu e se esistesse una giustizia divina, questo posto non ti avrebbe mai vista e saresti qui, con me, a vivere la vita che si meritano tutti. Tu sei un ricordo indelebile che nel tempo perde i contorni, un suono che non esiste più, quello della tua voce, un odore che mi ricorda il sambuco, il gelsomino, quando all’inizio dell’estate ne senti il profumo da lontano, e ti accorgi che finalmente è arrivata la tua stagione preferita. Sei quello che non c’è stato, quello che non è esistito, un miraggio sfumato che consideri un mito, che ti fa invidiare le sorelle, i fratelli, e ti fa rimproverare i Puffi quando si insultano, si accapigliano, chè non sanno la fortuna che hanno. Sei un pezzo di quello che ero e un pizzico di quello che sono, sei il fattore scatenante di un carattere mutato improvvisamente e divenuto un mix, tra il mio e il tuo. Sei una voce conosciuta in una giornata pesante, sei l’odore dell’asfalto bagnato dal temporale, d’estate, sei capelli rame e lentiggini, pelle bianca e un sorriso enigmatico, sei rabbia e amore, una pozione mai giunta al compimento, una linea spezzata tracciata con un pennarello dalla punta sottile. Sei un posto che mi attrae e mi respinge, un pensiero ricorrente, malsano, terribile, meraviglioso. Sei un punto lontano da tenere sempre vicino, un cuscino fresco, un campeggio di mille anni fa, giocando a fingere di essere straniere. E’ così difficile adattarsi ad una mancanza, vivere ogni giorno un’assenza senza poter fare nulla per colmarla. Non ci siamo capite in tempo, non ci siamo amate a sufficienza, in quel breve lasso temporale che ci ha viste vicine. Non c’è rimpianto, solo vuoto. C’è un posto magico dentro di me dove ci siamo io e te, oggi, che è il tuo quarantaseiesimo compleanno, sarebbe, per usare il tempo verbale più appropriato. In questo posto magico, come sempre, festeggiamo intorno ad un tavolo, vestite leggere e a fiori, sedute una accanto all’altra, e ridiamo, di risate stupide e divertenti, quelle che si fanno quando la mente è sgombra e il cuore pieno. Auguri vecchiaccia !