sola andata

Che bella età l’adolescenza. Vero? E’ quel meraviglioso momento in cui credi che tutto sia possibile, che il mondo e le sue mirabilanti possibilità si spieghino davanti ai tuoi piedi. E’ quando ogni frase, ogni canzone, ogni film, ti fanno sognare ad occhi aperti ed immaginare un lieto fine del quale sarai protagonista indiscusso. E’ lì, in quel preciso istante, che vivi come se il domani non fosse un tuo problema, il magico regno dell’invincibilità, del tutto e subito, dell’IO, senza remore né rimorsi. L’amicizia, l’amore, la scuola, tutto rimanda alla garanzia di divertimento, tutto gira alla massima potenza, in un turbine di sensazioni ed emozioni che non hanno nulla da invidiare ad una serie tv. Ecco, questa è la visione idilliaca dell’adolescenza di un adolescente. Ora parliamo del rovescio della medaglia: la visione di questa età stupenda dagli occhi di un genitore. E’ quel meraviglioso momento in cui spiegare che NON SI PUO’ e NON SI FA sono parole che devono necessariamente fare parte del vocabolario materno/paterno, senza che questo determini ed inneschi, invariabilmente, una guerra nucleare. E’ quando ogni frase, ogni canzone, ogni film, ti fanno sperare, desiderare, supplicare, che questo periodo apocalittico abbia una fine, possibilmente senza feriti e contusi. E’ lì, in quel preciso istante, in cui, una madre ed un padre, si ritrovano ad avere a che fare, spesso e volentieri, con uno sconosciuto che ancora per poco e non sempre, veste i panni di quello che, pochi giorni prima, sembrava davvero tuo figlio. E’ lì, in quel preciso istante, in cui la casa si riempie senza possibilità di redenzione, di qualsiasi genere di oggetto, abbandonato senza pudore e raccolto, solo dopo diverse e in clamorosa successione temporale, da un individuo così scazzato da apparire un depresso cronico. E’ quando, nel trascorrere di un tempo decisamente breve, si passa dalle risate sguaiate al pianto convulso, dalla confidenza più intima e soddisfacente, al ringhio rabbioso di un pitbull ferito, dall’espressione facciale più tenera e riconducibile al neonato di cui hai confusi ricordi, alla tipica faccia di chi ha appena ingoiato un pezzo di merda. L’amicizia, l’amore, la scuola, tutto rimanda ad uno scenario distopico in cui guerra, carestia e devastazione sono le varianti meno preoccupanti. Le amiche sono meravigliose, stronze, maledette, insostituibili, l’amore è unico e raro, dannato, traditore, inadempiente, gelosissimo, per sempre, la scuola è divertente, utile, orrenda, disastrosa, teatro delle peggiori bugie, macchinazioni, omissioni. Tutto gira alla massima potenza, sempre che la porta della stanza non venga chiusa, le cuffie infilate nelle orecchie, ed il mondo esterno, di cui tutto e nulla fanno parte, relegato nell’angolo più recondito di quel/quella ragazzino/ragazzina che, poco tempo prima, correva senza sosta girandosi a guardarti per controllare che tu fossi sempre lì. A meno che tu, genitore, non sia bipolare, questa fase ti butterà, alternativamente, in un’onda di giubilo e devastazione psicologica di proporzioni inenarrabili, guastandoti umore, costandoti ingenti cifre, sbilanciando ogni tua certezza, gettandoti, purtroppo spesso, in un baratro di instabilità mentale ed emozionale che, Freud al confronto si faceva le pippe. A meno che tu, genitore, non riesca ad archiviare ogni episodio, dandogli il corretto peso, considerando l’oscillazione degli umori e degli episodi e salvaguardando la tua psiche per evitare di dover assumere massicce dosi di psicofarmaci, sappi che, questo momento, è realmente paragonabile ad una guerra batteriologica, sostanze nocive a parte. Che tu sia morbido o tirannico, le cose non cambiano assolutamente, la volta che tenterai un approccio tenero ed accomodante sarà quella in cui ti torneranno indietro le peggio cose, quando ti erigerai dall’alto della tua potestà genitoriale, su di un piedistallo aureo indossando, metaforicamente, un paio di baffetti Hitleriani, ecco che la faccia di chi ha ingoiato una merda si presenterà come una maschera indossata da mane a sera. Stenterai a riconoscere, in quello psicopatico/a colui che, solo qualche anno prima, ti stringeva al cuore giurandoti eterno e granitico amore. Diventerai un portafoglio, un taxi, un confidente, un dittatore, il peggio stronzo della terra, la madre o il padre perfetto, e poi di nuovo una merda ambulante, uno che non capisce e non ascolta, una istitutrice con la bacchetta di legno, un carceriere e ancora la migliore persona esistente al mondo. Così, come se ogni giorno fosse tutto e il contrario di tutto e tu, lì, in balìa degli eventi e di un soldo di cacio che hai nutrito, vestito e curato come un virgulto, al fine di renderlo meno cagacazzi possibile. Beh, hai sbagliato tutto, sappilo e non ti fare domande, non ti chiedere perché, cosa ho sbagliato, come posso rimediare, come mi comporto, perché tanto, qualsiasi cosa tu faccia, qualsiasi metodo pedagogico tu metta in atto, farai la stronzata più megagalattica possibile, stanne certo. C’è una soluzione, il trasferimento in un altro paese. Mia cugina lavora in agenzia di viaggio, potrebbe farci un bel prezzo.